martedì 11 dicembre 2007

COLORIAMO LA CITTA'






Insieme alla mia amica fotografa Serena Sammarco ho potuto rendere visibile una idea che nutro da molti anni:riempire di colore tutte le superfici grigie di Salerno.
Nelle nostre città infatti ci sono grandi spazi occupati da strutture in cemento armato “a vista” che sono l’eredità pervenutaci da quegli anni ’50 e ’60 in cui il cemento era considerato un valore.
Nell’epoca della ricostruzione infatti vi fu una corsa a realizzare quanto più possibile senza curarsi dell’aspetto paesaggistico.
Fu l’epoca dell’homo faber come direbbe il maestro Paolo Soleri che prese il posto dell’homo sapiens.
Il cemento era visto a quell’epoca come segno di progresso,emancipazione;oggi invece,nella mutata cultura ambientalista la vista del cemento si associa subito a degrado ed inquinamento.
Purtroppo però dobbiamo pur convivere con tali strutture ed allora abbiamo pensato di colorare queste superfici con tinte forti onde allontanare da noi il disagio di tali visioni.
Noi a Salerno abbiamo la luce giusta per vedere i colori,siamo sul Mediterraneo. E’ qui che la luce arriva a 45 gradi ed illumina meglio gli oggetti. A Nord la luce è scarsa,più a Sud è eccessivamente zenitale.
I Greci non a caso non chiudevano i loro templi per poter vedere lo spettacolo di colori in cui essi erano realizzati;nel Nord Europa invece fiorì,forse per la stessa ragione,il gotico,tutto chiuso in cui il colore proveniva in modo artificiale dalle vetrate colorate.
Il colore è vita,quando muore la persona perde l’abituale colorito ed anche di qualcuno che sbianca si dice che sembra morto.
Ed allora ridiamo la vita a Salerno e togliamo quel grigio che contamina i contorni e non fa vedere cosa c’è dietro o a fianco di questo cemento.
I piloni di via Gatto ad esempio inquadrano una macchia mediterranea che oggi non si vede ma che con i colori forti sui piloni stessi verrebbe addirittura esaltata;i piloni di via Cavaliero inquadrano un cielo azzurro che oggi sembra non esserci e che invece sarebbe eccezionale tra strutture colorate;il muro di contenimento di v.le delle ginestre oggi è un triste muro del pianto che abbrutisce addirittura la vegetazione spontanea che ci si arrampica,giallo,rosso,arancio invece sarebbe un piacevole spettacolo che accompagna lungo la strada.
E così via anche per via Calenda incrocio con via Manganarlo ed in altri 100 e più posti.
Dobbiamo necessariamente colorare queste superfici anche per conferire al paesaggio in cui esse sono una grande qualità:l’antichità.
Qui da noi,sul mediterraneo,le pietre delle nostre regioni meridionali con le quali si sono fatte le architetture storiche, hanno sfumature di colori che non hanno niente in comune con la freddezza del cemento;colorando la città quindi faremo anche un’azione storica di riconquista di un genius loci per decenni abbandonato.
Sono certo che ci sentiremo più a nostro agio e non fuori luogo.

Giovanni Falci e Serena Sammarco

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