martedì 17 giugno 2008

GRAN HOTEL SALERNO

ALBERGO SALERNO E ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO

La realizzazione del Grand Hotel Salerno,struttura di cui la città aveva certamente bisogno,introduce alcune riflessioni sulle scelte urbanistiche ed architettoniche di Salerno che è rimane una città di provincia lontana dal raggiungere quei livelli di qualità europea che pure vengono sbandierati come traguardi possibili.
Dal punto di vista urbanistico con la realizzazione di quel volume si è persa l’occasione di realizzare un parco urbano nel centro geografico della città.
In tutte le città europee di qualità infatti la tendenza è quella di realizzare zone verdi nei centri cittadini recuperando per tale scopo le aree dimesse dall’industria che la crescita metropolitana ha finito per collocare in zone residenziali.
A Parigi nel quartiere La Villette tra il 1982 e il 1998 è stato realizzato Parc de la Villette sulle aree occupate da un mattatoio dimesso nel 1973;a Londra,alla fine degli anni 80 fu avviato e poi realizzato nel 2001 un piano che ha visto sorgere tre parchi su di un’area originariamente occupata da porti dimessi e da una fabbrica di mattoni sul Tamigi in pieno centro cittadino,i Docksters;a Barcellona su spazi vuoti e degradati si sono realizzati il Parco dell’Espanya Industrial,il Parco del Clot e il Parco della Creueta del Coll;a Milano sulle aree della acciaieria Falk dimessa si sta realizzando su progetto di Renzo Piano un parco urbano.
Questa la situazione in Europa,in quella Europa presa a modello,in quella Europa in cui “la ricostruzione della città inizia dalla costruzione dello spazio collettivo” come dice Bohigas.
Da noi invece,caso unico nel panorama culturale europeo,sull’area dell’ex cementificio si è costruita più volumetria della preesistente.
La scelta,secondo me più valida sarebbe stata dunque quella di un parco che,partendo dal mare si intrufolava nella città lungo il percorso del fiume fino ad arrivare alla cittadella giudiziaria.
Vista dall’alto Salerno ha sole tre zone verdi:la villa comunale,il parco del mercatello e il parco pinocchio,tutte collocate nella periferia sicchè oggi un salernitano che volesse godere del verde deve raggiungere questi luoghi con l’auto il che mi sembra un vero paradosso. Il verde lo si deve incontrare in città non lo si deve raggiungere in gita;nel verde ci si deve poter camminare nello svolgimento delle quotidiane attività non deve essere una occasione da ritagliare nel tempo libero.
Fin qui dunque il problema urbanistico ma a questo segue poi quello architettonico:quella struttura è nata vecchia. Sono convinto che quella fabbrica sarà il tormentone degli studenti di architettura del 2050 quando alla domanda di storia sull’epoca di realizzazione risponderanno anni ’60 del xx secolo invece che 2007;e sì,proprio così,quella è la classica struttura di quegli anni,gli studenti stiano tranquilli,un professore intelligente li promuoverà lo stesso nonostante l’errore sull’anno. Ogni epoca ha la sua caratteristica,non voglio dire il suo stile perché sarebbe riduttivo. Negli anni del boom economico,dopo la grande guerra si teorizzò ed eseguì una edilizia funzionale che curava solo la corresponsione tra il dimensionamento e la funzione; in quel clima culturale che ha prodotto comunque opere di eccelsa qualità,una scuola,un ospedale,un albergo potevano,e in un certo senso,dovevano essere uguali nella loro forma esteriore e quindi nella loro valenza paesaggistica.
Oggi il clima è cambiato,in una società in cui l’immagine ha preso il sopravvento le grandi architetture curano anche l’impatto ambientale e il contesto in cui si inseriscono. L’architettura del paesaggio è proprio questa:il paesaggio non inteso come contemplazione della natura,ma il paesaggio antropizzato:l’architettura cioè crea il paesaggio.
Nel punto in cui sorge quella struttura perciò io avrei visto una architettura con una forte valenza scultorea,una architettura capace di dare un segno di riconoscibilità al paesaggio cittadino,una architettura,per esempio,di Ghery.
Ho personalmente eseguito una verifica virtuale di queste mie idee e con l’aiuto di una mia amica fotografa,Serena Sammarco,abbiamo fatto un fotomontaggio mettendo al posto dell’albergo Salerno la Music Hall di Sydney e al posto di quest’ultima il nostro albergo. Ho capito che avevo ragione:nessuno avrebbe pensato alla capitale dell’Australia avendo negli occhi questo nostro enorme monumento di marmo,mentre invece oggi tutti noi che non sappiamo se le strade di Sydney sono larghe o strette abbiamo nella mente l’immagine di quelle tre vele di copertura della music hall.
Quella è architettura che crea paesaggio,la nostra lo abbatte il paesaggio.
E pure le due strutture si trovano nella medesima posizione geografica;tutte e due sul mare al centro della città ma producono un effetto assolutamente antitetico.
E che dire poi del geniu loci? All’università ci insegnano che compito dell’architettura è il recupero del geniu loci cioè della caratteristica esistenziale del luogo in cui si realizzano manufatti architettonici;questo avviene anche attraverso l’uso di materiali tipici del luogo stesso:da noi invece,nella città della ceramica e della terracotta con una luce che esalta i colori,abbiamo rivestito di marmo bianco e nero quell’enorme edificio.
C’è una vera opera d’arte sul nostro territorio,una di quelle che trascendono il periodo storico della loro realizzazione,la fabbrica di Solimene a Vietri di Soleri.
Chiudete gli occhi e immaginatela al posto dell’albergo Salerno.
Forse mi darete ragione su questa mia riflessione.
Giovanni Falci